Giovanili - Scuola futsal - Serie B
Biasini: “Fare di necessità virtù”
La società capitolina è indubbiamente una delle realtà antesignane nel “produrre” giovani talenti. Il dg sottolinea gli aspetti portanti. “Ci vuole tanta pazienza e perseveranza, ma soprattutto una scelta oculata degli allenatori di base: il vero segreto sta tutto qui”
Nella ricerca (e analisi) degli avamposti delle scommesse sui talenti indigeni facciamo tappa nel Lazio, culla della disciplina, ospiti dell’History Roma 3Z. Anche qui come a Imola, Asti, Mestre e Catania, di giovani cresciuti e diventati giocatori pronti per il palcoscenico nazionale ne sono passati davvero tanti.
Il punto, valido ieri per Orange, Imolese, Fenice e Meta, quanto oggi per l’History, è sempre lo stesso: lavorare con i giovani si può, partecipare a campionati difficili e impegnativi con ragazzi alle prime armi si può, essere competitivi anche. Ma qual è il segreto? Come si può competere rinunciando in tutto o in parte a quella che in Italia è ormai diventata prassi (dice bene Gigi Pagana, è dipendenza?) Cosa rende queste realtà così speciali ed eccezionali? Esiste una cura per i mali che affliggono l’ItalFutsal? Ne abbiamo parlato con Marco Biasini, direttore generale del club capitolino.
GLI INIZI – Il principio che fa da ispiratore nel nostro caso ? fare di necessità virtù, esordisce il dg capitolino. Siamo la società pi? longeva d?Italia, essendo nati nel 1983, ma in tutti questi anni non abbiamo mai navigato nell’oro. Abbiamo sempre disputato campionati regionali o nazionali con le nostre sole forze e pochi sponsor, quindi non abbiamo mai avuto l’occasione di prendere atleti stranieri piuttosto che italiani già fatti e formati. Sin dagli albori ci siamo prefissati l’obiettivo di creare una nostra ‘cantera’, un settore giovanile che negli anni ci avrebbe permesso di essere comunque competitivi. Col senno di poi posso dire che siamo stati bravi e fortunati, anche perché il calcio a cinque non è il calcio e il serbatoio da cui attingere è inevitabilmente inferiore e limitato, ma ogni anno siamo riusciti a creare rose valide, togliendoci sempre tante soddisfazioni. Non ultima questa stagione di Serie B. E ora andremo avanti con la politica basata sui giovani, sui giovani italiani. Non mi sento di fare qualche nome in particolare perché sono davvero tanti i ragazzi che sono riusciti a emergere e si stanno facendo largo nel nazionale, penso a Dario Filipponi che abbiamo dato in prestito all’Italpol e ha fatto davvero bene anche in A2, o ai nostri Roberto Zaccardi, Davide Di Tata, i fratelli Luca e Riccardo Ciciotti che hanno militato nelle nazionali giovanili e sono stati oggetto di molte richieste da società di categoria superiore, ma abbiamo voluto tenerli con noi e loro sono stati ben contenti di accettare. In fondo, anche la B è una bella vetrina, sia per noi che per loro.
IL ‘SISTEMA HISTORY‘ – Due anni fa ci fu la fusione con la Virtus Aniene, ma da questa stagione abbiamo deciso di tornare da soli perché ci siamo resi conto che solo così riusciremo ad esprimere al meglio le nostre caratteristiche e i nostri principi su giovani e settore giovanile. Chiaramente lavorando da soli le difficoltà economiche aumentano notevolmente. Patron Luciano Zaccardi è il ‘deus ex machina’ per quanto concerne la gestione di questa società. Riusciamo a farci dare una mano da qualche sponsor però, in definitiva, ogni anno dobbiamo attingere alle nostre tasche per poter chiudere regolarmente la stagione. Tutto questo lo facciamo per i ragazzi e finché ne avremo le forze continueremo. Ora questa crisi dettata dal coronavirus si riverbererà su tutti gli sport, e chiaramente anche sul nostro. Se cominceranno e diminuire gli sponsor si farà complicata anche per noi ma vedremo un po? come proseguire. Consigli alle altre società? Posso parlare solo per noi e ti dico che i frutti li abbiamo raccolti, si, ma dopo tanti anni. Voglio dire, non è che iniziare oggi l’attività di scuola calcio ti porterà già domani ad avere giocatori pronti. Non funziona così, ovviamente. Di sicuro mi sento di consigliare una scelta più attenta degli allenatori, perché essendo questo un percorso che dura tanti anni, il mister può risultare assolutamente determinante. Domani le società blasonate potrebbero avere problemi se si sentissero costrette ad attingere ad un settore giovanile che non hanno o, peggio, hanno curato male. Sarà dura, a meno che non ne trovino uno giù avviato e ripartano da lì, come può essere ad esempio il nostro, oppure quello della Lazio. Consiglio, in ogni caso, tanta pazienza e perseveranza e, come dicevo prima, una scelta oculata degli allenatori. Noi abbiamo avuto la fortuna di avere Simone Zaccardi e gran parte dei frutti di quest’anno sono merito suo. E’ uno dei tecnici più quotati a livello regionale e per il settore giovanile, e alla sua prima esperienza in Serie B ha fatto davvero bene. Bisogna partire dal manico e poi avere la fortuna di individuare ragazzi validi e costruire su di loro il proprio futuro.
CRISI ITALIA, LA VERSIONE DI BIASINI – Il discorso è molto semplice: noi come società non abbiamo nulla contro gli stranieri, ci mancherebbe. Sappiamo che le loro qualità sono assolutamente necessarie e questo vale anche per il calcio a undici. Gli stranieri fanno ormai parte integrante del nostro mondo sportivo ed è giusto così. Noi, d’altro canto, puntiamo ogni anno sui ragazzi italiani, certo ne può risentire la qualità ed è difficile, però preferiamo così. Ad ogni modo, questa scelta individuale delle società non può essere il motivo per cui la nostra Nazionale fa molta fatica ad esprimersi quando si tratta di competizioni europee e mondiali, forse questo è semplicemente ‘il calcio’… va così. E in ogni caso è impossibile che ogni società di massima serie possa, dall’oggi al domani, rinunciare agli stranieri e puntare solo sugli italiani, servirebbe una decisione unanime. Il ‘Progetto Italia’, chiamiamolo così, non è realizzabile. Noi ci crediamo e nel nostro piccolo lo facciamo, ma non si può imporre. Semmai il punto è un altro. Noi siamo riusciti ad avere, ed abbiamo tra le nostre fila, ragazzi che tecnicamente non hanno nulla da invidiare agli stranieri e questo ci consente di essere competitivi e quindi di andare avanti. Cosa voglio dire? In Italia ci sono stranieri di diverse tipologie: alcuni fanno davvero la differenza e per farlo bisogna essere molto bravi. Attualmente ce ne sono diversi e questi onestamente non hanno alter-ego italiani, almeno non oggi. Ecco il primo punto. Poi ci sono quelli che disputano i campionati di B e A2 che, per quanto costano, considerando anche rimborsi di viaggio, vitto e alloggio, non ne valgono affatto la pena. E qui, secondo me, esiste il grosso del problema. Perché si tratta di giocatori bravi ma un qualsiasi ragazzo italiano, su cui si è deciso di puntare veramente come facciamo noi, potrebbe sostituirlo. Perché non lo fanno? Perché non tutti i club hanno la possibilità di creare e gestire un settore giovanile all’altezza, non è facile. Noi quest’anno ci siamo approcciati alla Serie B con una squadra con l’età media più bassa di tutti. La maggior parte dei ragazzi è classe 2001 e 2002, abbiamo alcuni 96 che abbiamo ripreso ma erano cresciuti nel nostro settore giovanile: il più ‘anziano’ è Emiliano Varracchio, classe 1992. Nel frattempo abbiamo fatto esordire dei 2004 e addirittura dei 2005. Ovviamente si tratta di giocatori di livello, giovani si ma pur sempre di livello. Questo è il punto: lavorare, crescere ed essere competitivi si può, ma servono tempo, tantissimo, e pazienza. Se questi ragazzi non ce li hai, non li hai ‘costruiti’ da zero, non hai altre alternative che andare a prendere quelli già fatti… e formati?.